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Gesti di cura
Domesticazione e allevamento bovino
Nella seconda metà del secolo XIX si assiste ad un’intensificazione dell’allevamento bovino in tutto il territorio bellunese. Mucche piccole e resistenti alle condizioni difficili della montagna, come la Bigia o Grigio Alpina, la Grigia di Val d’Adige, la Burlina vengono gradualmente soppiantate, a partire dagli anni Trenta del ‘900, dalla razza Bruna Alpina e poi da altre razze a forte vocazione lattifera.
Gli animali bovini erano presenti a pieno titolo nelle comunità di montagna e di valle, perché essenziale e preziosa era la loro vita per il sostentamento quotidiano. Fondamentali per la fertilizzazione dei terreni, potenti “macchine” per il lavoro nei campi e per il trasporto, merce di scambio, produttori di latte, i bovini erano considerati un parametro sicuro per valutare la ricchezza delle famiglie. La loro centralità economica, che spingeva i gruppi domestici ad un’incessante ricerca del foraggio, anche attraverso strategie di utilizzazione scalare dei pascoli in rapporto all’altimetria, diventava altresì centralità sociale.
Le numerose attenzioni loro riservate consolidavano rapporti di affinità, quasi di “intimità”, con gli uomini: attenzioni che aumentavano nei momenti cruciali della malattia, della gravidanza, del parto, dello svezzamento dei vitelli.
In molte zone della provincia di Belluno, ad esclusione di quelle alpine in senso stretto, dove la disponibilità di combustibile era maggiore, la stalla diventava nei mesi invernali il luogo per eccellenza della socialità contadina, grazie al tepore derivante dalla presenza dei bovini.
Oggi le stalle sono luoghi poco accoglienti e il rapporto con i bovini è prevalentemente di tipo utilitaristico.





Sempre nella sezione “Secondo piano”
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La cura del bosco e l'uso alimentare e terapeutico della vegetazione spontanea
Lo sfruttamento scalare dei pascoli e la produzione del foraggio
Aggiornata lunedì 14 novembre 2022 a cura di Marco Zucco